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La Conquista di Riva del Garda da Parte di Venezia nel 1440

Lo Stato di Venezia innalza le insegne del leone di San Marco a Riva del Garda nel 1440, come conseguenza di una serie di eventi precedenti. Nel 1437, il veneto Erasmo da Narni, noto come il Gattamelata, fu costretto a ritirarsi entro le mura di Brescia, sotto assedio dal Piccinino, capitano dei milanesi. Brescia rimase isolata dal resto del territorio veneziano, in quanto il marchese Gonzaga controllava la piana del Basso Sarca come alleato dei Visconti di Milano. Al Gattamelata non restò che aggirare i nemici attraversando le montagne trentine per raggiungere Ledro e Rovereto, già in possesso di Venezia, e poi scendere a Verona. Tuttavia, il problema di Brescia persisteva e, tra il 1438 e il 1439, le navi furono trasferite da Venezia nel Garda con l'obiettivo di sconfiggere la flotta viscontea e riconquistare il controllo del lago. Le navi, giunte danneggiate, furono riparate a Torbole, ma furono sconfitte nei pressi di Maderno e costrette alla resa senza alcun vantaggio. Nonostante ciò, la Serenissima non si perse d'animo e riprovò l'impresa. Nel maggio del 1440, con l'arrivo nel porto di Torbole dei materiali necessari per costruire o adattare le navi sul posto, riuscì a sconfiggere i milanesi e a conquistare con la forza Riva.

La Strategia di Niccolò Piccinino e il Ruolo di Tenno

Tenno, a causa di questi eventi, si trovò sulla rotta del Ballino, ritenuta di interesse per Venezia dal capitano di ventura Niccolò Piccinino. Questi schierò i suoi mercenari, ma non furono sufficienti per fronteggiare Venezia. La sorte di Niccolò Piccinino è narrata da Niccolò Machiavelli nelle Historie fiorentine, evidenziando la posizione strategica di Tenno. Il vescovo trentino inviò in soccorso il nobile capitano Giovanni Lapza per difendere ciò che considerava l'ultimo baluardo della zona. Mentre Riva diventava territorio di San Marco, il vescovo assicurò a Tenno la protezione dell'imperatore Federico e l'invio del presidio di Enrico di Morsper, oltre a nuove armi, tra cui una bombarda di bronzo. Nonostante l'avanzata dei veneziani si fermasse a Riva, l'imperatore elogiò i tennesi per la loro resistenza. Tenno si trovò a presidiare i confini di stato e a confrontarsi con istituzioni diverse, con interessi politici ed economici vari.

Le Dispute Territoriali tra Tenno e Riva

Le consuete questioni relative alle proprietà conservate dai tennesi nelle pertinenze di Riva e le dispute sui territori rivendicati da entrambi accentuarono ulteriormente il divario tra Tenno e Riva. Queste controversie assunsero una connotazione politica, acuendo i contrasti tra le due comunità e portando ad azioni delittuose che richiesero l'intervento del vescovo e dei magistrati veneziani per tentare di riappacificare una situazione che sembrava irrisolvibile.

Le Intrigue dei Lodron e l'Infiltrazione a Tenno

Coloro interessati ad alimentare il conflitto tra il Principato e Venezia contribuirono ad accrescere le tensioni. I Lodron, ad esempio, complottarono per conquistare il castello di Tenno e organizzarono un infiltraggio che fu sventato. Le loro mire non si fermarono, e nel 1480 Giorgio Calepino informò il capitano di Tenno dei piani dei rivani di espugnare una bastia, probabilmente posta sul monte Englo. Il vescovo Giovanni Hinderbach intimò ai Lodron di porre fine ai danni ai possedimenti tennesi e di licenziare entro tre giorni i mercenari bresciani radunati a Riva, minacciando la revoca dei feudi.

La Svolta del 1509: Fine del Dominio Veneziano

La disputa sui territori continuò tra Trento e Venezia, con le truppe veneziane alle porte di Trento nel 1487. Tuttavia, la svolta avvenne nel 1509, quando Venezia fu sconfitta dalla Lega di Cambrai ad Agnadello, costringendola a rinunciare alla presa nel Trentino e nell'Alto Garda. Riva e Ledro si riunirono a Tenno sotto il dominio di un unico signore territoriale: il principe vescovo di Trento.