Porta e sarcofago

La porta del borgo di Frapporta si presenta come un imponente portale in pietra caratterizzato da un arco a sesto acuto depresso, che si estende per l'intera lunghezza delle mura. All'interno di questa struttura, sono presenti due porte collocate tra i due sbarramenti: quella a sinistra si apre su un locale presumibilmente adibito a funzioni di magazzino, mentre quella a destra conduce a uno spazio aperto tra le due file di mura e alla torretta. Sebbene le informazioni storiche su quest'ultima siano scarse, è quasi certo che essa risalga al periodo medievale. L'origine del termine "Frapporta" molto probabilmente deriva dal complemento latino di moto per luogo al caso ablativo, indicante un passaggio obbligato, e preceduto dalla preposizione italianizzata "fra". Questo sottolinea l'importanza strategica della porta come via d'accesso al castello, evidenziando la sua condizione fortificata. Questo particolare è di notevole interesse, considerando che Frapporta è attualmente uno dei soli tre borghi fortificati presenti in tutto il Trentino, insieme ad Arco e Glorenza.

Il Sarcofago di Veduto: Un Testimonio dell'Alto Medioevo

Negli anni Ottanta del Novecento, in una dimora nella località Veduto, posta sulla cima del paese di Tenno, fu scoperto un sarcofago composto da lastroni di calcare rosso. Attualmente collocato nei pressi della fontana esterna al borgo di Frapporta, questo sarcofago ha rivelato una significativa scoperta archeologica. Gli scavi condotti dagli archeologi hanno portato all'identificazione di ventitre individui sepolti all'interno, comprendenti sette maschi adulti, otto femmine adulte e otto bambini, di cui almeno due di sesso maschile. Tra gli adulti, si è constatato che due maschi e tre femmine sarebbero deceduti dopo i 50 anni, mentre tre donne avevano un'età compresa tra i 17 e i 20 anni, e una donna intorno ai 30 anni. Nel sarcofago sono stati rinvenuti anche due ragazzi di 10-12 anni, due di 6-7 anni, tre di circa 2 anni e un neonato. L'altezza media degli uomini si aggirava sui 165 centimetri, mentre per le donne era di 150 centimetri. Questi dati, insieme all'elevata mortalità infantile e all'aspettativa di vita media di circa quarant'anni, offrono preziose informazioni sulla demografia e sulle condizioni di vita di questa comunità nell'Alto Medioevo.

L'analisi dei reperti scheletrici ha permesso di datare gli inumati al VI-VIII secolo, confermando così l'importanza storica di questa scoperta e fornendo ulteriori dettagli sulla comunità locale di quel periodo. L'organizzazione delle sepolture suggerisce l'esistenza di una sorta di tomba di famiglia che si estendeva nel tempo, oltre i limiti del legame familiare originario. Questo è indicativo di una pratica consolidata a partire dall'età tardo imperiale, in linea con lo sviluppo di nuclei familiari più ampi e complessi. Il sarcofago sembra aver ospitato individui appartenenti a una piccola comunità o forse a un più ristretto clan familiare, caratterizzato da una particolare autonomia funeraria, distinta dall'organizzazione ecclesiastica dei cimiteri. Questa testimonianza si integra con altri casi simili rinvenuti nella zona del Basso Sarca, contribuendo così alla comprensione della storia e dell'evoluzione sociale di quest'area nel corso dei secoli.